martedì 13 giugno 2017

L'angolo di Gio: La pioggia prima che cada, Jonathan Coe



La pioggia prima che cada, Jonathan Coe

Personalmente, ritengo Jonathan Coe uno dei migliori scrittori della nostra epoca. È apprezzabile la sua volontà di non dormire sugli allori e di rimettersi costantemente in gioco attraverso un’audace sperimentazione che prevede percorsi narrativi sempre diversi. Pur apprezzando il suo coraggio, però, non ritengo “La pioggia prima che cada” all'altezza di quelli che sono considerati i capolavori dello scrittore: “La famiglia Winshaw” e “La casa del sonno”, per citarne un paio.
Ma partiamo dal principio…

La frase che dà il titolo al romanzo viene pronunciata dalla piccola Thea durante una vacanza al lago: la bimba, con quelle poche e poetiche parole, riesce a catturare il momento incantato che precede il temporale in una scena che è probabilmente la più riuscita di tutta l’opera. 
La trama è semplice e lineare.
Rimasta sola dopo la morte della compagna, zia Rosamond racconta ad Imogen - la figlia di Thea, cieca dall'infanzia - una storia che attraversa l’arco di mezzo secolo. Per farlo, l'anziana donna si affida a venti fotografie, ognuna delle quali viene descritta minuziosamente, con abbondanza di particolari e stati d’animo, al fine di ricostruire quegli istanti di vita per una donna che non le potrà mai vedere. 
Coe racconta una storia tutta al femminile, in cui gli uomini interpretano esclusivamente ruoli secondari se non irrilevanti per lo sviluppo della trama. I risultati, però, sono di gran lunga inferiori alle attese. Nonostante l’originalissima architettura narrativa, il libro non mantiene fino in fondo le promesse. Lo scrittore britannico sembra aver perduto per strada il senso dell’ironia che è stato uno dei fiori all'occhiello della sua produzione narrativa. Lo stile risulta troppo ricercato, ridondante, ed a volte si appesantisce eccessivamente perdendosi in descrizioni un po’ troppo meticolose. Il tutto non è certo funzionale alla riuscita del racconto che, molto spesso, si rivela disorganico e privo di una coerente visione d’insieme.Siamo ben lontani, insomma, dallo stile che caratterizza i romanzi dell'autore, nonostante sia senz'altro da apprezzare la delicatezza con cui viene sviluppata una storia ricca di umanità, di passioni mai sopite e ricordi dolorosi, resi più accettabili dal miglior medico possibile: lo scorrere incessante del tempo. 

Consigliato a: chi ama i romanzi che sanno parlare al cuore del lettore (anche se a tratti).

Voto: 5,5/10

Gio

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