lunedì 28 agosto 2017

L'angolo di Gio: 1Q84 - libro primo, Haruki Murakami




1Q84 – Libro primo, Murakami Haruki

Io e Murakami, purtroppo, non siamo compatibili.
Già qualche anno fa mi ero approcciato a lui con scarsa soddisfazione.
Adesso, parecchio tempo dopo, ho ripetuto l’esperienza... ed il risultato è stato il medesimo: non mi ha convinto per niente.
Probabilmente, prima di esprimere un giudizio definitivo, dovrei completare l’intera trilogia di 1Q84  (per ora ho letto solo il primo libro), però qualche idea me la sono già fatta.

Le due storie parallele – quella della killer in gonnella Aomame e quella del ghost writer Tengo – sarebbero anche apprezzabili, considerato che all’autore giapponese non manca di certo il talento per tenere desta l’attenzione del lettore. Il problema è l'assenza della struttura del romanzo, che si presenta come una casa costruita senza fondamenta. 
Finora ho letto 380 pagine e, se devo dirla tutta, mi pare di aver incontrato il nulla assoluto: uno sviluppo narrativo prolisso, ridondante e del tutto inconcludente.
So benissimo che sono migliaia le persone che adorano Murakami e che lo ritengono meritevole delle più grandi onorificenze letterarie (il Nobel in primis). Purtroppo, al termine di questa prima tranche di 1Q84, non posso assolutamente essere d’accordo. Ho trovato questo brodo surreale, infarcito di ammiccamenti e fastidiose ripetizioni, abbastanza indigesto: uno stanco trascinarsi di vicende strampalate in cui l’autore, evidentemente a corto di idee, ha cercato di salvare “capra e cavoli” facendo leva su una suspense dilatata all’infinito ma del tutto inadeguata nel portare a risultati concreti. 
Dopo i primi capitoli, in cui è interessante notare i punti di contatto tra la vicenda di Aomame e quella di Tengo, il gioco di specchi mostra la corda e diventa profondamente irritante: alla fine ci si chiede dove Murakami volesse andare a parare (ma, da quanto ho capito, anche coloro che hanno letto l’intera trilogia non hanno risolto l’enigma).
In futuro mi dedicherò al Libro Secondo, sperando in uno sviluppo del plot che conduca al di fuori di questo magazzino di scatole cinesi (pardon, giapponesi) che lo scrittore ha predisposto per noi.
Per il momento, rimango fermo sulla mia posizione iniziale e continuo a stupirmi per tutto lo spazio dato a Murakami – visto che le librerie traboccano delle sue opere – mentre  scrittori come Mo Yan, Nagib Mahfuz o Halldòr Laxness, che hanno meritatamente vinto l’ambito Nobel, vengono spesso relegati negli scaffali più nascosti.


Consigliato a: coloro che amano Murakami.



Voto: rimandato a dopo la lettura del libro secondo



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