lunedì 20 novembre 2017

L'angolo di Gio: Selfie, Jussi Adler-Olsen


Selfie, Jussi Adler-Olsen

Settimo romanzo della Sezione Q: la serie che ha rivoluzionato il thriller scandinavo.
Questa volta Carl Mørck e Assad si trovano alle prese con una misteriosa serie di incidenti. Le vittime sono alcune ragazze, giovani e sfrontate, che hanno come punto in comune lo stile di vita dissoluto, mantenuto grazie alla benevolenza del Welfare danese. Una persona dalla mente instabile ha però deciso di risolvere il problema una volta per tutte: il suo obiettivo è quello di far scomparire dalla faccia della terra quelle giovani sfruttatrici, che assimila a veri e propri parassiti della società. Ma questo non è l'unico problema per Carl: la sua assistente Rose Knudsen, in malattia a causa di problemi legati al suo passato, scompare improvvisamente nel nulla. Le due indagini, ad un certo punto, finiranno per riallacciarsi e condurranno i nostri ad una soluzione del tutto imprevedibile. 

Jussi Adler-Olsen è, probabilmente, l'unico vero erede di Stieg Larsson. Con la serie dedicata alla Sezione Q – un gruppo di agenti che si dedica ai cosiddetti cold cases - ha ottenuto un enorme successo di critica e pubblico, vendendo milioni di copie nel mondo: i suoi romanzi sono stati pubblicati in oltre trenta paesi ed hanno conseguito importanti riconoscimenti (in attesa dell’imminente serie TV).
I protagonisti - Carl, Assad e Rose - sono ormai dei beniamini dei lettori. Il motivo del loro successo sta nella loro assoluta imperfezione: a differenza di tanti altri investigatori della letteratura poliziesca, che paiono dei "semidei", sono dei veri e propri "freak" che portano sulla pelle e nell'anima una serie di evidenti menomazioni. Proprio per questo motivo appaiono senz'altro più umani agli occhi di un pubblico contemporaneo che – probabilmente – è stanco di eroi senza macchia e senza paura.

"Selfie" ha il merito di concentrarsi su alcuni aspetti rilevanti della moderna società danese: le descrizioni del Welfare, dell'assistenza sociale e dell'invadenza dei media sono caustiche; rispetto ad altre opere sono evidenti i segnali di monito nei confronti di una Danimarca oramai fuori controllo. 
Con la consueta acutezza e supportato da una scrittura che sa unire l’ironia alla tensione della crime-story, anche questa volta Adler-Olsen riesce a fare centro. Forse siamo un filino al di sotto dell’aureo livello di La donna in gabbia e L’effetto farfalla – che sono i due racconti più riusciti della serie – ma il plot è intrigante, adrenalinico quanto basta e fitto di trame che, prima o poi, si ricongiungeranno in vista del traguardo. 


Consigliato a: coloro che amano il thriller adrenalinico, ma che apprezzano anche l’ironia di fondo di un autore che, sicuramente, è tra i migliori esponenti del giallo scandinavo contemporaneo.


Voto: 7/10


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