lunedì 15 gennaio 2018

L'angolo di Gio: Indignazione, Philip Roth




Indignazione, Philip Roth

Di Philip Roth si è detto tutto o quasi…
La sua capacità nel dipingere ritratti famigliari che diventano un modello dell'umanità circostante – soprattutto quella della periferia newyorchese - è davvero straordinaria. Anche in questo romanzo del 2008, il penultimo prima del ritiro dalle scene letterarie, mantiene fede alle premesse. Certo, il Roth del periodo d’oro (la trilogia composta da Pastorale Americana, Ho sposato un comunista e La macchia umana) è ormai irraggiungibile… però anche Indignazione, nonostante si tratti di un’opera minore, merita di essere accolto con attenzione. 

La vicenda è narrata in prima persona da Marcus Messner, uno studente universitario di Newark che si trasferisce in Ohio, al Winesburg College, per sfuggire alla pressione del genitore: un macellaio kosher apprensivo e sempre in ansia per la vita del figlio. Al college, Marcus si innamora di Olivia, una ragazza problematica reduce da un tentativo di suicidio. Il giovane protagonista entrerà ben presto in conflitto con il decano Caudwell, rifiutandosi di frequentare le funzioni religiose e dichiarandosi ateo. Il suo atteggiamento sarà causa dell’allontanamento dall'università, a seguito del quale sarà costretto a partire per la Guerra di Corea. 

Sin dalle prime pagine il lettore viene messo al corrente della sorte di Marcus: il ragazzo racconta di essere morto in guerra e descrive la propria esperienza terrena dall'aldilà. Veniamo così condotti per mano attraverso un lungo e potente flashback, in cui lo stile scarno ed essenziale dell’autore si fonde con una struttura narrativa solida, intensa e tumultuosa. 
Roth mette parecchia carne al fuoco: la paura della morte e l’odio nei confronti del pregiudizio, la scoperta del sesso ed il bigottismo di una società infarcita di credenze religiose sono elementi che vengono pian piano sviscerati col procedere del racconto. 
La scrittura, come sempre, è esemplare: è indimenticabile la scena in cui Marcus ed il decano Caudwell si affrontano verbalmente, dando vita ad un confronto incredibile per intensità ed asprezza che vale da solo la lettura del romanzo.
Alla fine, se dobbiamo cogliere il nocciolo dell’intera narrazione, lo possiamo individuare nella sublimazione di un principio spesso ricorrente nella storia letteraria: il classico "mi spezzo ma non mi piego" che condurrà Marcus alla rovina.


Consigliato a: coloro che amano questo grandissimo scrittore statunitense e vogliono confrontarsi con una prova letteraria che – seppur di livello inferiore alle precedenti – rimane comunque notevole per coerenza, stile e capacità di analisi.


Voto: 7,5/10


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