venerdì 2 febbraio 2018

Gli inventori della detective story: da Edgar Allan Poe a Agatha Christie (Seconda parte)


Dopo aver parlato dei pionieri del giallo – Poe, Conan Doyle e compagnia bella – che dalla metà dell’Ottocento in avanti crearono dal nulla un nuovo genere letterario, in questo secondo step ci occuperemo degli autori venuti alla ribalta nei primi anni del ventesimo secolo. 
I figliocci dei padri fondatori, facendo tesoro dell’insegnamento ricevuto, hanno proseguito il loro percorso senza prescindere da quello che è l'elemento ricorrente del giallo deduttivo: la figura dell'investigatore. Che si trattasse di un poliziotto di professione o di un semplice occhio privato non è rilevante: l’importante è che fosse un personaggio originale per metodi ed indole, capace di intervenire sempre come antagonista nei confronti delle indagini ufficiali.
E così il panorama letterario ha visto crescere un’intera generazione di scrittori che hanno portato in dono al pubblico uno stuolo di nuovi eroi, impegnati in avvincenti e sorprendenti avventure, che si sono conquistati a pieno titolo un posto nell'Olimpo degli Investigatori.

Nonostante ci siano stati numerosi tentativi di fornire maggiore profondità umana alla figura del detective – come nel caso di Padre Brown, il prete-investigatore ideato da Chesterton – ci troviamo ancora ampiamente dentro il recinto del Giallo Classico. Al centro del racconto c’è sempre un crimine da risolvere, con protagonista un detective dalla mente geniale ed intuitiva in grado di coniugare alla perfezione le straordinarie doti investigative e un’approfondita conoscenza della criminologia. La trave portante delle opere pubblicate in quel periodo continua ad essere l'enigma: una vera e propria sfida a cui viene sottoposto il lettore, a cui spetta il compito di individuare il colpevole partendo da una serie di indizi in contraddizione fra loro.
In questa seconda parte ci occuperemo degli autori emersi nei primi vent'anni del Novecento: quelli che rappresentano i Giallisti della Seconda Generazione. Si tratta di autori che, seguendo le orme di Conan Doyle, hanno contribuito alla diffusione di un genere; una tipologia narrativa che, al di là delle evoluzioni e degli adattamenti, ha perfettamente conservato l’elemento chiave che lo caratterizza: l'indagine analitico-razionale.


Edgar Wallace (1875-1932):
Scrittore, giornalista e drammaturgo britannico, è considerato tra i maggiori Maestri della letteratura gialla. Contraddistinto da una notevole prolificità, nel corso della sua carriera ha scritto ben 175 romanzi, 24 drammi e numerosi articoli giornalistici; inoltre, più di cento opere cinematografiche hanno preso spunto dalle sue storie (da menzionare il suo contributo alla sceneggiatura del celeberrimo King Kong del 1933).
La sua opera prima, I quattro giusti (1905), fu ceduto a un editore londinese per la miseria di settantacinque sterline. Né Wallace né la casa editrice avrebbero potuto immaginare un successo tanto fulminante: il libro andò a ruba, dando il via ad un’incredibile carriera.
Dotato di un carattere imprevedibile e di una facilità di scrittura impressionante, che gli permetteva di scrivere un libro nello spazio di un weekend, Wallace è l'autore che più di chiunque altro ha saputo donare al romanzo giallo le sue caratteristiche più intriganti e moderne.
È stato riscoperto recentemente, dopo un lungo periodo di oblio: gli adepti del giallo hanno decretato un secondo meritato successo per questo autore capace come pochi altri di avvincere un pubblico esigente. 

R. Austin Freeman (1862-1943):
Dopo essersi laureato in medicina, esercitò la professione di chirurgo prima in Inghilterra e poi in Africa, dove si ammalò gravemente. Costretto ad abbandonare la professione per ritirarsi nelle campagne del Kent, si dedicò alla scrittura. Il suo esordio letterario avvenne nel 1902, ma il grande successo di pubblico fu raggiunto solo cinque anni più tardi con il poliziesco L'impronta scarlatta (1907).
In questo romanzo compare il personaggio di John Thorndyke, che rappresenta il primo investigatore scientifico-letterario. Si tratta di un professore di medicina legale, che basa le proprie indagini sull'esame delle impronte digitali e sull'analisi di sostanze, a cui applica le sue notevoli cognizioni di chimica e medicina e di chimica: queste analisi diventano così lo strumento per risolvere casi intricatissimi, costruiti ad arte dall'immaginazione dell’autore… Casi in cui la polizia si ritrova a vagare nel buio, ed in cui toccherà alle capacità deduttive del dottor Thorndyke risolvere il mistero.

Maurice Leblanc (1864-1941)
Leblanc è universalmente conosciuto per aver creato la figura di Arsène Lupin, il "ladro gentiluomo", spesso considerato la controparte francese dello Sherlock Holmes di Conan Doyle (anche perché nei suoi romanzi si racconta di sfide tra Lupin ed il detective di Baker Street).
Dopo aver abbandonato gli studi in legge, si trasferì a Parigi dove cominciò a scrivere racconti polizieschi. Le sue opere – in cui si intravede l’influenza di scrittori quali Flaubert e Maupassant - ottennero un buon apprezzamento da parte della critica, ma non decollarono dal punto di vista commerciale.
Nel 1907 pubblicò Arsenio Lupin, ladro gentiluomo: una serie di novelle incentrate su questo straordinario personaggio, che gli portarono buoni profitti. Da quel momento in avanti, si può dire che Leblanc ebbe la strada spianata. A differenza di Conan Doyle, che si cimentò con altri generi letterari, l'autore non si stancò mai del suo protagonista, continuando a raccontarne le peripezie fino agli anni Trenta.


A.E.W. Mason (1865-1948):
Questo scrittore e uomo politico britannico è celeberrimo per Le quattro piume, da cui sono state tratte numerose versioni cinematografiche. Diede però un notevole contributo al mystery con i gialli imperniati sulla figura dell’ispettore Hanaud della Suréte di Parigi: un personaggio dotato di una grande umanità evidenziata ancor di più da uno smaccato senso dell’umorismo. 
Il libro che inaugura la serie è Delitto a Villa Rose (1910), ma la sua opera più riuscita è senza dubbio La casa della freccia (1924), che ancora oggi viene considerata dagli addetti ai lavori tra i migliori romanzi della storia del genere. 
Tra le caratteristiche di Mason emerge, soprattutto, la capacità di costruire trame adatte ai suoi contemporanei senza tralasciate le suggestioni prettamente ottocentesche: questa abilità lo portava così ad impreziosire le sue avvincenti trame poliziesche con atmosfere e situazioni tipiche del romanzo vittoriano, ormai sul viale del tramonto. 

G.K. Chesterton (1874-1936)
Di origine londinese, fu uno scrittore estremamente prolifico e versatile. Nell'arco della sua carriera scrisse un centinaio di libri, innumerevoli poesie, un poema epico, cinque drammi, cinque romanzi e circa duecento racconti. 
La sua fama è dovuta alla popolarissima serie che ha come protagonista Padre Brown: un originale prete-detective plasmato sulla figura di padre O'Connor, un sacerdote che ebbe un ruolo notevole nella sua conversione al cattolicesimo. Tra il 1911 ed il 1935 Chesterton pubblicò ben cinque volumi di racconti basati su questo personaggio; il primo è L'innocenza di padre Brown (1911).
Come sottolineò Antonio Gramsci nelle Lettere dal carcere, Brown è il prete cattolico che, attraverso l’esperienza psicologica fornita dalla confessione e basandosi sulla deduzione e sull'introspezione, batte Sherlock Holmes facendolo apparire alla stregua di un “ragazzetto pretenzioso”.

Freeman Wills Crofts (1879-1957)
Irlandese di nascita, con alle spalle studi di ingegneria, è considerato uno dei più grandi interpreti del giallo dei primi anni del novecento.
Nel 1919, durante un periodo di assenza dal lavoro per malattia - era ingegnere presso le ferrovie di Belfast - cominciò a scrivere un romanzo poliziesco. Con sua grande sorpresa il libro, intitolato I tre segugi, fu accettato dall'editore Collins e pubblicato nel 1920. Da quel momento in avanti, l’autore pubblicò quasi un romanzo all'anno contribuendo al periodo d'oro del giallo classico. 
Il suo personaggio più celebre, l’ispettore Joseph French, farà però la sua comparsa qualche anno dopo, nel romanzo Il grande mistero (1924). Si tratta di un investigatore estremamente meticoloso nelle indagini, abilissimo nel rimettere insieme gli indizi ed in grado di far crollare tutti gli alibi… anche quelli in apparenza inattaccabili.

E anche stavolta siamo arrivati alla fine del nostro viaggio...
Dopo la prima generazione di autori - un manipolo di coraggiosi sperimentatori che gettarono i semi del poliziesco in un terreno praticamente incolto - i loro successori procedettero al consolidamento ed alla crescita di un genere che a poco a poco aveva cominciato ad attirare l’attenzione di un pubblico profondamente rinnovato nei gusti e negli interessi. 
Dall'inizio del Ventesimo secolo in avanti, i figli spirituali di Collins e Conan Doyle iniziarono a codificare i principi e gli stilemi del Giallo, cominciando un percorso  che condurrà all'adozione del Decalogo di Knox (1929): un elenco di dieci regole che ogni romanzo poliziesco di tipo deduttivo doveva rispettare al fine di consentire al lettore di arrivare alla soluzione dell'enigma.
La generazione dei Wallace e dei Mason rappresenta, pertanto, l’anello di congiunzione tra i padri fondatori e gli esponenti della cosiddetta Golden Age della letteratura poliziesca: l’epoca in cui il Giallo assunse una posizione di primo piano nell'ambito del panorama internazionale, diventando uno dei generi prediletti dai lettori di tutto il mondo...
Ma di questo parleremo la prossima volta, nella terza parte del nostro tour.


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