lunedì 5 febbraio 2018

L'angolo di Gio: Stoner, John Williams



Stoner, John Williams

Ritengo di essere un discreto lettore: mi piace spaziare tra i generi, alternando letture di intrattenimento ad altre di qualità. Di conseguenza è enorme il mio stupore di fronte alla marea di lodi sperticate ed entusiastiche per un romanzo che – se devo essere sincero – ho trovato noioso, disfattista ed assolutamente insensato. Visto che ci sono voluti quasi cinquant'anni dalla prima pubblicazione (1965) per avere una versione italiana, mi è sorto il dubbio: se davvero si tratta del capolavoro di cui parecchi parlano… come mai c’è andato cosi tanto tempo per accorgersene?

William Stoner, il protagonista che dà il titolo al romanzo, è un docente universitario che conduce un’esistenza che definire deprimente è poco: non si allontana mai dalla regione in cui è nato, esercita la stessa professione per tutta la vita ed è sposato ad una donna semplicemente tremenda, algida nel cuore e perfida nell'intelletto. Ma la cosa che colpisce di più è la sua totale ed incredibile passività: nell'arco delle oltre trecento pagine del racconto non fa assolutamente niente per dare una svolta alla sua vita, adagiandosi nell'infelicità e nella rassegnazione di non poter cambiare alcunché.

La storia è tutta qui. Siamo al cospetto di una "ordinary life" in cui non si intravede niente di memorabile o eclatante (ma qualcuno - boh - ha sostenuto che proprio in questo stia la forza del romanzo!). Gli eventi che accompagnano la vita del povero William, infatti, sono semplici spruzzi d’acqua piovana nella sabbia riarsa del deserto: non aggiungono alcunché allo sviluppo di una trama che, a tratti, sembra quasi l’elogio del più gretto nichilismo. Più che un anti-eroe moderno, Stoner sembra l’amico abulico e svogliato a cui daremmo volentieri una bella lavata di capo: la sua forza di volontà è del tutto inesistente, la sua testa perennemente tra le nuvole e la sua capacità di affrontare la propria inadeguatezza del tutto evanescente.
Più che stoico ed imperturbabile, Stoner appare "pirla" oltre ogni ragionevole dubbio. È incapace di reagire, non si sposta di un millimetro dal suo percorso sonnolento e non prova mai a sfruttare la sua ragguardevole intelligenza al di fuori delle lezioni universitarie: quando si trova al di là delle mura del college, mostra fino in fondo il suo pressapochismo. Sinceramente, piuttosto che la compassione, il fiacco William suscita nel lettore l'irresistibile desiderio di prenderlo a ceffoni…
A tutto ciò, va aggiunto l’utilizzo di una scrittura piatta e priva di "cambi di marcia", incapace di fornire emozioni diverse da quelle di una noia diffusa e persistente.
So che molti hanno amato questo libro, ma... se devo essere onesto, il mio giudizio è assolutamente negativo.  


Consigliato a: coloro che vogliono affrontare un romanzo che molti ritengono tra i più significativi della recente storia letteraria ed a chi ama i personaggi che "sopportano" le piogge acide della vita senza battere ciglio.



Voto: 4/10   


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