venerdì 2 marzo 2018

I Fantastici Quattro del Giallo Islandese


Siamo quasi arrivati alla fine del nostro periplo della Scandinavia. Dopo gli articoli dedicati al Giallo Svedese, Norvegese e Danese, in attesa di dedicarci alla Finlandia, è il momento di dedicare un po’ di spazio alla crime fiction islandese.
Terra geograficamente distante dal continente, che ci trasmette il suono di affascinanti miti e di antiche leggende che sembrano quasi riecheggiare nei suoi paesaggi lunari, questa nazione si è dimostrata creativa anche nel campo del poliziesco.
Come tutti gli altri paesi nordici, l’Islanda è nido di lettori forti che trovano nella letteratura un rifugio, uno sfogo, una passione. Se dobbiamo credere all'indagine della BBC, la terra dei geyser ha più libri pubblicati e libri letti a persona di qualsiasi altro paese al mondo. Proprio per questo motivo, nonostante la scarsa densità di popolazione e l’apparente ostilità dei suoi paesaggi primordiali, è riuscita nel'’intento di dare alla luce molti scrittori di rilievo.
Quali sono le vere ragioni dello sviluppo del Giallo Islandese?
“Siamo rimasti per secoli isolati in un medioevo da saghe vichinghe, la modernità globale ha precipitato la nostra isola nel crimine” ha dichiarato Arnaldur Indriðason, probabilmente il più celebre autore contemporaneo. Se da un lato la rapida evoluzione sociale degli ultimi anni ha fatto progredire il paese aiutandolo a colmare il gap con gli altri stati scandinavi, esiste un rovescio della medaglia: la transizione verso la modernità ha portato con sé tutto il corollario di problematiche connesse. Pur essendo il tasso di omicidi rimasto piuttosto basso, le lotte tra bande, il traffico di droga e lo sfruttamento della prostituzione sono delle piaghe che, specialmente nelle aree urbane, hanno contaminato la purezza originaria di un paese rimasto per decenni in uno stato di apparente isolamento socio-culturale.
In questo articolo cercheremo di tratteggiare un ritratto essenziale della narrativa islandese contemporanea: esamineremo da vicino quattro autori che hanno provato a raccontare il loro paese attraverso l’insolito strumento della letteratura di genere.
Bando alle ciance e… mettiamoci in marcia! 



1) Arnaldur Indriðason (1961): Il più celebre scrittore di gialli islandese – nonché padre dell’intero movimento – ha alle spalle una carriera ormai ventennale. Dopo aver lavorato come giornalista e critico cinematografico per la maggior testata islandese, il Morgunblaðið, si è dedicato alla scrittura di romanzi ma anche di sceneggiature. Tradotto in più di quaranta lingue, è noto principalmente per la serie poliziesca imperniata sul personaggio di Erlendur Sveinsson. Il protagonista delle sue opere è un detective introverso e taciturno, molto abile nelle indagini ma con una vita privata disastrosa: l’ex moglie lo detesta ed i figli sono due sbandati con cui ha uno stravagante rapporto di amore/odio. Spesso accostato – per tematiche e scelte narrative – al collega svedese Henning Mankell, Indriðason riesce a costruire trame realistiche e ricche di approfondimenti psicologici, da cui emerge un ritratto dell’isola ben lontano dall’apparente immagine paradisiaca a cui viene spesso associata.
Uno dei suoi libri più riusciti è Un caso archiviato, inserito nella lista dei dieci migliori gialli di sempre dall’autorevole Publishers Weekly.

2) Ragnar Jónasson (1976):  Avvocato e giornalista, è docente universitario di diritto d’autore. Oltre ad essere uno degli scrittori emergenti all'interno del vasto panorama del thriller nordico, è anche un validissimo traduttore: sua è la trasposizione in lingua islandese dei romanzi di Agatha Christie. Fondatore del festival letterario Iceland Noir, ha ottenuto un notevole successo con la serie Dark Iceland, pubblicata in 13 paesi, di cui L’angelo di neve è il primo episodio.
I suoi romanzi sono ambientati a Siglufjörður: un idilliaco villaggio di pescatori nel nord del paese… un posto talmente tranquillo che nessuno chiude mai la porta di casa. Ari Thór Arason, il protagonista di questi gialli, è un poliziotto rookie al suo primo incarico, con un passato difficile da dimenticare.
La critica internazionale è stata pressoché unanime nel lodare l’abilità di Jónasson nel gestire la suspense e nel tenere alto l’interesse del lettore. Va inoltre sottolineata la  notevole capacità descrittiva dell’autore, che riesce a disegnare davanti ai nostri occhi un paesaggio allo stesso tempo favoloso e angosciante.



3) Vilborg Yrsa Sigurðardóttir (1963): Ingegnere di professione, ha iniziato a scrivere dal 1998 dedicandosi sia al thriller che alla letteratura per l’infanzia. I suoi libri hanno ottenuto visibilità internazionale non solo per la trama avvincente e meticolosamente costruita, ma anche per la scelta azzeccata di rimanere all'interno di un determinato contesto territoriale, raccontando il folklore della terra natia.
La protagonista dei suoi libri è Thora Gudmundsdottir, un valido avvocato ma, soprattutto, una donna dalla vita decisamente complicata: madre e nonna single, alle prese con una figlia ancora piccola ed un figlio adolescente già padre. Le storie raccontate dall'autrice sono tipicamente islandesi, con la particolarità dei luoghi e l’inclemenza del clima a fare da sfondo alla vicenda.
Le trame hanno un ritmo incalzante – specie se confrontate con quelle dei connazionali – con una particolare attenzione alla descrizione della psicologia e dei sentimenti  dei personaggi: una peculiarità degli scrittori scandinavi.
  
4) Viktor Arnar Ingólfsson (1955): Autore di cinque romanzi – alcuni dei quali trasposti in serie tv di successo – Ingólfsson alterna l’attività di scrittore a quella di ingegnere civile per la Pubblica Amministrazione. Nelle sue opere, con i suoi paesaggi ruvidi e la gente che ci vive, l’Islanda è una vera e propria protagonista alla pari dei personaggi in carne ed ossa.
I suoi libri sono interessanti e raffinati. Spesso, all’interno della trama, vengono esaminati temi storiografici, filologici e culturali che nobilitano il racconto facendolo uscire dagli angusti confini del giallo. A volte, però, questi elementi accessori risultano talmente densi e ridondanti da soffocare, almeno in parte, l’intreccio poliziesco.
Dell’autore sono particolarmente apprezzati lo stile, sciolto e scorrevole, la descrizione dei personaggi e, in particolare, la capacità di tener desta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina con finali davvero originali e sorprendenti.
Con L’enigma di Flatey è stato nominato al prestigioso premio Glass Key per il miglior giallo nordico.

Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio nella terra del ghiaccio e del fuoco.
In questo paese in cui le bufere di neve incombono senza sosta, dove il mondo circostante è bianco per intere settimane e le temperature sotto perennemente sotto lo zero, le storie criminali hanno avuto un’enorme presa su un pubblico di lettori esigenti.
La letteratura gialla si è assunta l’oneroso compito di narrare la realtà ed i problemi sociali, all’interno di un contesto moderno in cui il crimine ha innumerevoli volti nascosti: dalla  violenza domestica ai delitti legati allo spaccio di stupefacenti, fino agli estremi drammi individuali. Proprio per queste ragioni, il senso di solidarietà – un sentimento tipicamente scandinavo – si è rivelato più importante che in altri paesi, riuscendo a permeare di sé l’immaginario collettivo di una nazione eternamente sospesa tra passato e presente, tra i residui dell’antichità e le attrattive della modernità.

Gio*

Gli articoli relativi agli altri paesi scandinavi si trovano nella pagina della rubrica, che trovate cliccando sul mio nome (appena sopra).

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