domenica 31 dicembre 2017

L'angolo di Gio: L'uomo nero e la bicicletta blu, Eraldo Baldini




L’uomo nero e la bicicletta blu, Eraldo Baldini

Siamo nella campagna romagnola dei primi anni Sessanta. 
Gigi Melandri è un ragazzino di dieci anni. Ha un fratellino rompiscatole, un padre perdutamente innamorato di Marilyn ed un nonno reduce dalla seconda guerra mondiale. Dentro di lui si alimentano due grandi desideri: quello di acquistare una bicicletta blu cromata, da poco esposta nella vetrina di un negozio del paese, e quello di conquistare il cuore della coetanea Allegra, una bambina trasferitasi dalla città al seguito dei genitori. I suoi sogni, però, verranno distrutti da un tragico quanto imprevedibile evento: il male ed il dolore irromperanno nella sua vita stravolgendo per sempre il suo futuro. 

Si tratta di un romanzo di formazione, in cui la vicenda viene raccontata dal protagonista attraverso un lungo e lucido flashback. Con garbo ed ironia, Baldini riesce a descrivere in maniera encomiabile la transizione dal mondo dorato dell'infanzia all'età adulta, calibrando perfettamente la componente umoristica con quella del noir che – soprattutto nella seconda parte del romanzo – diventa dominante all'interno della storia. 
L’autore riesce a trasportare il lettore in un tempo ormai lontano, che il trascorrere implacabile degli anni ha reso ancor più magico e sognante: l'epoca in cui si pescavano le rane al fiume, si festeggiava bruciando i covoni di paglia e ci si riuniva al Circolo Operaio per vedere il Festival di Sanremo. Ma in quest'atmosfera paesana, idilliaca solo in apparenza, esistono alcune zone d’ombra, con anfratti tragicamente oscuri in cui si nascondono perversioni e crudeltà: il male crudo e bastardo farà così il suo ingresso improvviso all'interno della storia, insegnando a chiunque che l’uomo nero – il protagonista delle favole nere della vecchia Tugnina - può esistere per davvero.

La scrittura di Baldini – che avevo già sperimentato nella Trilogia del Novecento – è eccellente: ricercata, a tratti lirica, ma mai tediosa. La descrizione di ambienti e personaggi è realistica tanto che, durante la lettura, sembra quasi di rivivere gli anni sessanta e di ritrovarsi nelle campagne padane, tra filari di viti e campi coltivati.
Questo libro ci trasmette il ritratto di un’Italia ancora povera, in cui gli strascichi della guerra sono ancora evidenti, ed in cui i destini incrociati dei protagonisti si mescolano donandoci un quadro d’insieme che sa essere malinconico e nostalgico, carico di humour ma screziato di dolore.


Consigliato a: coloro che vogliono leggere un noir padano efficace e mai banale e a tutti quelli che vogliono scoprire uno dei migliori esponenti della letteratura italiana dei nostri giorni. 


Voto: 7,5/10 



sabato 30 dicembre 2017

L'angolo di Gio: La commedia umana, William Saroyan



La commedia umana, William Saroyan


Confesso che fino a poche settimane fa non avevo idea di chi fosse William Saroyan…
Poi, leggendo Nel più bel sogno di Marco Vichi, mi sono imbattuto per caso nel nome di questo scrittore: il Commissario Bordelli – il protagonista – era infatti impegnato nella lettura di La commedia umana e ne tesseva le lodi in maniera entusiastica.
Fatto sta che, qualche tempo dopo, il libro è entrato di prepotenza nella mia wish-list, mi è stato regalato per Natale… e mi ci sono immediatamente dedicato: è stata una splendida esperienza (l'ho divorato in due giorni) che si è meritata un posto d'onore tra le migliori letture del 2017.
Raramente mi è capitato di emozionarmi così con un romanzo… ma procediamo con ordine. 

La storia dei Macauley è simile a quella di altre famiglie all'epoca del Secondo Conflitto Mondiale: padre deceduto, fratello maggiore partito per il fronte e soldi che scarseggiano. Nonostante tutto, i Macauley hanno la scorza dura: la mamma si dedica alla cura del pollaio, la sorella agli studi ed il piccolo Ulysses – un personaggio davvero unico – osserva il mondo circostante con i suoi occhi limpidi e sinceri. Il vero protagonista, però, è Homer, il terzogenito: pur frequentando il liceo, mantiene la famiglia lavorando come portalettere all'Ufficio del Telegrafo, rivelandosi il messaggero più veloce della costa occidentale. A poco a poco prenderà coscienza di se stesso e delle sue abilità, facendo il suo ingresso nel mondo difficile e controverso degli adulti. 

La commedia umana rappresenta il ritratto magico e delicato di un’America ormai lontana e, al tempo stesso, una meravigliosa parabola sul mondo dell'adolescenza. La scrittura è semplice, lineare, capace di prendere per mano il lettore e di trascinarlo in un mondo in cui la serenità dei protagonisti di fronte agli eventi colpisce il cuore, non venendo meno neppure quando si discorre di cose orribili come la guerra e il dolore. 
Si tratta di un'opera che, a prima vista, potrebbe apparire un po' troppo buonista e sdolcinata, l’ennesima declinazione del sogno americano… Eppure, nonostante ciò, ogni singola riga è in grado di esprimere una sensazione di semplicità e di delicatezza che, talvolta, si miscela con "la rabbia armena" potentemente distillata dalla penna dell’autore. 
Questo è il classico libro d'altri tempi che può funzionare ancora in un’epoca come la nostra: profondo e spirituale, lirico e commovente, mi ha permesso di scoprire un grande della letteratura nordamericana del Novecento che ha influenzato autori famosi come Bukowski e John Fante. 
Se dovevo trovare il romanzo adatto per concludere degnamente questo anno di letture… non potevo fare scelta migliore.


Consigliato a: coloro che amano i grandi romanzi capaci di parlare alla mente ed al cuore e a tutti quelli che vogliono (ri)scoprire un piccolo classico che merita un posto in primo piano sugli scaffali di ogni libreria che si rispetti.


Voto: 8,5/10





venerdì 22 dicembre 2017

L'angolo di Gio: Che tu sia per me il coltello, David Grossman




Che tu sia per me il coltello, David Grossman

Mattone o capolavoro?
Cumulo di parole vuote ed ampollose oppure opera che scava in profondità? 
Com'è ovvio, il giudizio su un libro come questo non potrà mai raggiungere l'unanimità…
Leggendolo, il sottoscritto si è spesso trovato ad oscillare tra le due diverse scuole di pensiero: da un lato sono stato vittima di un senso di noia epidermica e diffusa, che ha intralciato pagina dopo pagina la lettura; dall'altro ho apprezzato fino in fondo l'intensa e struggente prosa di Grossman, capace di descrivere un mondo interiore facendo leva sulla forza universale delle parole.
Si tratta di un romanzo epistolare piuttosto atipico, in cui - per più di due terzi delle pagine - siamo testimoni della vicenda attraverso lo sguardo del protagonista: un personaggio complesso, particolare, enigmatico… colui che ha dato il via a tutta la storia.

Yair – questo è il suo nome – rimane profondamente colpito da Myriam, una donna che sembra volersi estraniare dall'ambiente circostante. Attratto dal suo modo d’essere, le invia una lettera nella quale le propone una relazione epistolare libera da vincoli ed in grado di scavare in profondità – come un coltello acuminato – dissezionando un'intera gamma di emozioni e stati d'animo. Ha così luogo un processo di avvicinamento reciproco in cui l'uomo e la donna si sonderanno l'un l'altra, con intensa complicità ed inusuale sensualità, utilizzando lo scandaglio inarrestabile delle parole. Ad un certo punto, Yair si renderà conto che Myriam – con le sue lettere – ha aperto una fenditura all'interno della sua anima, scoprendo una ferita dolorosa e mai rimarginata.

L'idea di base del romanzo è interessante; il fatto che una donna posata e colta possa accettare l'instaurazione di un simile dialogo con uno sconosciuto apre scenari davvero imprevedibili. Purtroppo, la concezione un po' troppo "elitaria" del rapporto può avere effetti diversi sul lettore: creare un'attrazione irresistibile, che conduce ad abbandonarsi anima e corpo al fluire inarrestabile della narrazione, ovvero – viceversa – provocare in lui un senso di sofferenza, che lo rende vittima di una sensazione di tedio difficile da superare.
La lettura è tutt'altro che scorrevole: non è facile seguire il percorso senza perdersi tra le elucubrazioni di Yair che, talvolta e a causa della sua logorrea che fagocita il mondo circostante, paiono dei pipponi mentali.
Al di là di tutto, è innegabile la sensazione di aver letto un libro ricco di spessore, dal punto di vista stilistico e dell'approfondimento psicologico. Tuttavia, l'arduo percorso narrativo rappresenta un ostacolo troppo evidente per godersi appieno la lettura: tanto che, alla fine, la delusione rischia di prevalere su qualsiasi altra considerazione.


Consigliato a: coloro che vogliono confrontarsi con un'opera difficile e controversa – seppure non adatta a tutti – e a chi vuole conoscere un Grossman stilisticamente perfetto nonostante l'evidente osticità del contenuto.


Voto: 5,5/10


mercoledì 20 dicembre 2017

L'angolo di Gio: Senza scampo, Kati Hiekkapelto



Senza scampo, Kati Hiekkapelto


Il secondo episodio della trilogia imperniata sul personaggio di Anna Fekete – la poliziotta di origine serba ma di etnia ungherese, trasferitasi in Finlandia da bambina – è lievemente inferiore al precedente Colibrì, sia per costruzione della trama sia per tensione narrativa.
In questo nuovo romanzo, la protagonista si trova ad indagare sulla morte di un anziano signore, travolto da un'autovettura guidata da una ragazza ungherese: l'investitrice sostiene che la vittima giacesse sull'asfalto ancor prima dell'impatto. Nel frattempo, il collega di Anna – il burbero e difficile Esko - indaga sui traffici illeciti di una gang di giovani immigrati, che sta mettendo a soqquadro il mercato della droga in Finlandia. Nonostante le vicende appaiano del tutto slegate, ben presto emergeranno degli evidenti punti di contatto tra i due eventi. Anna e Esko si troveranno così alle prese con il caso più difficile della loro carriera, che li spingerà a fare i conti con se stessi e con il loro passato. 

Kati Hiekkapelto è senza dubbio la più celebre scrittrice di Mistery finlandese; per la costruzione del plot e la capacità di descrivere luoghi e personaggi è stata spesso accostata ad un mostro sacro del giallo nordico: il grande Henning Mankell.
Uno dei motivi ricorrenti, all'interno dei suoi romanzi, è la questione dell'immigrazione. Hiekkapelto – che ha insegnato per anni agli stranieri – ha l’invidiabile capacità di descrivere in maniera realistica l'atteggiamento del popolo finlandese di fronte a questa questione, che alimenta un inesauribile dibattito non solo in Finlandia ma in tutto il resto d’Europa.
È evidente il retroterra sociale insito in questi romanzi. Le vicende di droga e di delitti, di gang giovanili e di integrazione razziale non sono un semplice elemento di contorno alla trama; ci restituiscono, in realtà, un'immagine della Finlandia degli anni Duemila in cui i problemi sociali sono ben lungi dall'essere risolti. 
In sostanza, si tratta di un giallo originale e ben congegnato, che non si limita agli indizi e alle indagini criminali ma ci rivela diversi aspetti della società contemporanea. I personaggi sono credibili, ben descritti e perfettamente funzionali all'evoluzione del racconto. 
Non sempre la suspense funziona alla perfezione e, talvolta, qualche inaspettata caduta di ritmo allenta un po’ il filo narrativo. Nonostante tutto, si tratta di un poliziesco con l'anima, capace di farci toccare con mano le problematiche di una nazione come la Finlandia: un paese di cui non conosciamo granché ma che, nella pratica, rappresenta una sorta di crocevia tra gli influssi scandinavi e quelli dell'Est Europeo.


Consigliato a: coloro che amano i gialli intelligenti, con trame realistiche e personaggi credibili, in cui il mistery viene utilizzato per raccontare i problemi e le sfaccettature della società di oggi.


Voto: 7/10


lunedì 18 dicembre 2017

L'angolo di Gio: La ferrovia sotterranea, Colson Whitehead




La ferrovia sotterranea, Colson Whitehead

Per la prima volta nell'ultimo ventennio un libro è riuscito nella memorabile impresa di accaparrarsi i due premi più prestigiosi del panorama letterario: il  Pulitzer e il National Book Award. Un merito non indifferente per quest’opera di Colson Whitehead, che prende spunto da una vicenda reale: quella della rete clandestina di attivisti che, in pieno Ottocento, aveva l’arduo compito di aiutare le persone di colore a fuggire dalla schiavitù per raggiungere gli stati liberi del Nord.
In questo romanzo l’autore riesce nell'intento di trasformare l'organizzazione occulta in una vera e propria linea ferroviaria, che si muove in segreto nel sottosuolo.
Facciamo così la conoscenza della protagonista, Cora: una giovane schiava scappata da una terribile piantagione in Georgia che comincia il suo lungo e problematico viaggio verso la libertà. Il suo itinerario non sarà privo di pericoli: dovrà attraversare stati del Sud in cui le angherie nei confronti dei neri assumono forme spaventose, sempre tallonata da un insidioso cacciatore di taglie che sembra spuntato di punto in bianco da un film di Quentin Tarantino.

Si tratta indubbiamente di un ottimo romanzo: duro ed avvincente allo stesso tempo. Whitehead, traendo spunto da fatti storici realmente accaduti, ha costruito una vicenda di fantasia che risulta comunque funzionale alla struttura del racconto. Narrando le vicende di Cora, l'autore afroamericano è stato in grado di presentare in maniera asciutta e mai ridondante l’atavica brutalità del razzismo e della segregazione razziale; al tempo stesso, ha costruito una riuscitissima storia d’avventura incentrata su una caparbia ed ostinata eroina femminile.
La scrittura è semplice e diretta, assolutamente priva di fronzoli: lungo le quasi 400 pagine del libro riesce a supportare la trama senza cadute di ritmo e di stile.
In conclusione, possiamo sostenere senza indugi che La ferrovia sotterranea rappresenti un qualcosa di importante, capace di far discutere e – soprattutto – di far riflettere l’opinione pubblica dell’era Trump. D’altra parte, in un'epoca come la nostra, riportare sotto i riflettori il dibattito sul razzismo è un atto di coraggio e come tale va lodato e premiato.
Non mi voglio sbilanciare oltre ma penso che questo romanzo, un giorno, potrebbe diventare un classico da leggere nelle scuole: un libro in grado di insegnare a chiunque – in maniera semplice e mai esacerbata – ciò che è realmente la schiavitù e quali siano le brutture della sottomissione dell’uomo ad un altro uomo.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi capaci di fondere al loro interno storia e significati sociali, con una trama avventurosa che si innesta alla perfezione su un sostrato di vicende lontane nel tempo ma sempre attuali e toccanti.


Voto: 8/10  






sabato 16 dicembre 2017

Letture di Novembre 2017 - Mely

Buonsalve a tutti.
Scusate il ritardo, ma son stata un pelino malaticcia, in questi giorni, e riesco ad arrivare solo ora... 😅
Oggi vi racconto cosa ho letto a novembre e devo dire che è stato un mese abbastanza deludente, anche se - per fortuna - ci sono state pure delle piccole sorprese.

Prima di tutto, (NON) ho terminato la challenge di Halloween perché ho deciso di non finire Foglie d'erba, una raccolta di poesie molto lunghe e che richiedono un po' di impegno per essere comprese. Invece ho conclusola lettura di un giallo "rubacchiato" dalla libreria di Gio, ovvero Delitto alle Olimpiadi, e non so... la trama gialla non mi ha convinta molto - tirata per le lunghe e deboluccia sul finale - ma mi sono piaciuti i personaggi, quindi se mi servirà un altro giallo proseguirò questa serie. Sostanzialmente si tratta di una squadra che indaga sui crimini sportivi e, in questo caso, sulla morte di una nuotatrice.
Mi sono poi dedicata all'ultimo volume pubblicato di Diario di un Minecraft Zombie, cioè il numero 5, e l'ho trovato divertente come al solito. La grande delusione è giunta da Lo zio Oswald: libro per adulti di Roald Dahl. Purtroppo, devo dire che quest'autore non fa per me in nessuna delle sue salse... protagonista è un giovanotto che viene a conoscenza dell'esistenza di una polvere particolare che ha un effetto simile a quello del viagra (ma molto più forte). Tra una cosa e l'altra, decide di unirsi a due amici e provare ad ottenere il seme di persone geniali e famose per poi rivenderlo. Mentre all'inizio sembrava scorrevole e quasi spassoso, a lungo andare ha cominciato ad essere noioso e ripetitivo.
A novembre sono anche riuscita a terminare il terzo libro della trilogia di Nil: La colère de Nil, che avevo iniziato ad ottobre ma che avevo dovuto accantonare per cause di forza maggiore. Come ci si aspetta, in quest'ultimo volume vengono svelati gli ultimi segreti e si pone fine a tutto... ma la storia resta comunque coinvolgente e non priva di colpi di scena. Ora non mi resta che attendere la pubblicazione francese dello spin-off.
Per cambiare genere, ho deciso di provare a leggere un autore mai affrontato primma: Yukio Mishima, con Musica. Per quanto sia interessante e ben scritto - si parla di un vero caso di ragazza frigida - non sono rimasta totalmente convinta... sicuro proverò a leggere altri due testi dell'autore, per vedere se il "problema" era quel libro preciso o è proprio il suo stile che non fa per me.
Ho concluso il mese con uno sprint finale che prende forma in tre libricini davvero veloci da leggere:
- Sei biblioteche, ovvero una brevissima raccolta di sei racconti con le biblioteche e i libri come filo conduttore
- Buona vita a tutti, il discorso sull'importanza del fallimento e dell'immaginazione tenuto qualche anno fa ad Harvard dalla Rowling
- Lettere da Babbo Natale, cioè le lettere che Tolkien mandava ai suoi figli firmandosi - appunto - Babbo Natale
Tre libri diversi tra loro, tre letture davvero semplici e rapide, ma che lasciano comunque un'impronta non indifferente nel lettore.

Passando alle GRAPHIC NOVEL, questo mese ne ho lette solo quattro:
- Anne Frank - Diario
Qui viene presentata la storia di Anne in versione grafica, ma rende davvero molto bene e la consiglio soprattutto a chi, come me, non ha ancora letto il Diario
- Se una notte d'inverno un narratore
Un sorprendente viaggio nelle opere di Calvino, raccontate da un narratore molto divertente e rappresentate splendidamente per quanto riguarda il lato grafico. Sono rimasta positivamente sorpresa da questo testo.
- Sam Zabel e la penna magica
Una trama nella norma, che vede come protagonista un autore di fumetti che però vive un periodo di blocco. Viene poi a conoscenza dell'esistenza di una penna magica, si ritroverà a viaggiare in alcune storie (in cui non mancheranno delle tavole... ehm... come dire... per adulti) e a risolvere situazioni particolari.
Il finale è abbastanza scontato, ma resta comunque una lettura abbastanza piacevole.
- Il curioso caso di Benjamin Button
Lo so, lo so: sono una brutta persona perché non ho mai letto nulla dell'autore e non ho nemmeno mai visto il film tratto da quest'opera, ma adesso ho più o meno rimediato! La trama è famosissima e molto originale, i personaggi e gli avvenimenti fanno sorridere ma anche pensare molto... le tavole rendono abbastanza bene, ma ho trovato i colori un po' "pallidi" (perfettamente in linea coi tempi di cui si parla, certo, ma comunque smortini...). Nel complesso però mi è piaciuta.


Per oggi è tutto...
Ci rivediamo la prossima settimana!
M.

venerdì 15 dicembre 2017

L'angolo di Gio: Nel più bel sogno, Marco Vichi



Nel più bel sogno, Marco Vichi

Non ho alcun dubbio: questo è il miglior giallo del 2017!
Per sostenere il mio punto di vista, parto dalla stroncatura di un lettore che si è dichiarato scontento per la soluzione degli enigmi: i due delitti vengono risolti – a suo dire - in maniera troppo semplicistica, attraverso due intuizioni del commissario Bordelli.
Come avrete capito, non sono assolutamente d’accordo. Non esiste errore più grande di classificare questo romanzo come un giallo puro e semplice: con lo scorrere inarrestabile delle pagine (sono più di 600), ci rendiamo conto che questo libro contiene molto di più rispetto alla stragrande maggioranza dei mistery in circolazione. Non mi pare di pronunciare un'eresia se sostengo che con Nel più bel sogno Vichi arriva a cavalcare l’aureo e fertile territorio della narrativa piuttosto che quello consueto e un po’ abusato del  giallo (inteso nella sua accezione più classica).

Assistiamo, innanzi tutto, alla ricostruzione impeccabile di un’epoca: un Sessantotto agitato da moti studenteschi destinati ad avere un impatto notevole sul tessuto sociale italiano (perché a Firenze – come nel resto d’Italia - i figli hanno trovato il coraggio di ribellarsi al vecchiume stantio e di affrontare a muso duro i propri bolsi ed inadeguati genitori).
Troviamo poi gli echi di una Guerra lontana nel tempo, i cui strascichi continuano a condizionare le scelte e le emozioni di un’intera generazione che in quel conflitto ha lasciato una parte importante della propria anima.
Scopriamo le immagini del capoluogo toscano filtrate attraverso lo sguardo sincero e disincantato di un uomo – prima che commissario - ricco di umanità e di buon senso, che in quell'ambiente è nato e cresciuto e mantiene saldi gli antichi legami col territorio e con chi ci abita.
Assaporiamo le traversie di una storia d'amore condizionata dai fantasmi del passato, in cui i sentimenti cozzano con i postumi di un atto infame e vigliacco ed in cui due anime affini non riescono ancora a ritrovare la forza di rimettere le cose a posto.
Ci divertiamo con una caccia al tesoro che, da un diario di guerra ritrovato in una cassapanca, porterà al rinvenimento di cose credute perdute.
Intravediamo il valore dell'amicizia: quella vera, intensa, capace di superare le distanze e le barriere sociali, in grado di far percepire ad ogni individuo coinvolto l’importanza dell'altro, inteso come specchio della propria anima e come stampella del futuro più o meno immediato.
Infine – last but not least – rincontriamo il commissario Bordelli: uno dei personaggi più riusciti della narrativa italiana, un poliziotto che per indole e professione deve confrontarsi quotidianamente con la morte, ma che dimostra un'inestinguibile sete di vita e di emozioni.

Alla fine, possiamo sostenere che leggere questa settima avventura di Franco Bordelli equivale a ritrovare un amico: un uomo di cui conosciamo oramai pregi e difetti ma che – come il vino buono – continua a migliorare col trascorrere degli anni.


Consigliato a: coloro che amano i gialli che riescono ad uscire dall'angusta gabbia del genere per arrivare a descrivere a fondo epoche e personaggi, unendo lucidità espositiva e profondità psicologica.   


Voto: 8,5/10


lunedì 11 dicembre 2017

La casa di Gio: Una solitudine troppo rumorosa, Bohumil Hrabal






Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa


In un centinaio di pagine Hrabal è riuscito in una missione impossibile: raccontare la storia di un uomo che guarda il cielo pur vivendo sottoterra. 
Hanta, il protagonista, lavora da anni ad una pressa meccanica. Il suo mestiere è quello di trasformare la carta da macero – volumi, giornali, imballaggi - in ordinati parallelepipedi all'interno dei quali continua a "vivere" un libro: le voci di Laozi, Hegel e Nietzsche, racchiuse in quel modulo di cellulosa ricompattata, possono così continuare a rivolgersi al mondo circostante. 
Di tanto in tanto recupera alcuni dei libri scartati e pronti per essere distrutti, accumulandoli compulsivamente all'interno della propria abitazione. L'avvento di una nuova pressa, tecnologicamente più evoluta, renderà il povero Hanta vittima di un profondo malessere che lo porterà ad ipotizzare l’idea del suicidio.

Una solitudine troppo rumorosa è un romanzo breve (o racconto lungo, se preferite) per nulla rassicurante: anzi, è evidente che nello straniamento brechtiano del protagonista e nella sua alienazione sociale si trovino i canoni di una narrazione non comune e – forse proprio per questo – destinata a raggiungere una bellezza insolita ma sublime
In una Praga in cui le avanguardie artistiche e letterarie profetizzano il dissolversi di un regime, un uomo che vive nel sottosuolo ci descrive la sua visione del mondo alterata ma sincera. Vittima di un'ossessione che lo ha reso istruito contro la sua volontà, Hanta è immerso fino in fondo nelle sue meditazioni, troppo silenziose per essere sopportabili.
Attorno a lui scorrono le immagini di una città pregna di umori e di effluvi: l'odore acidulo della birra, il sentore dolciastro del sangue, l'olezzo disarmante della putredine. 

Si tratta di una lettura non semplice: l'architettura del romanzo è complessa e dal marcato impianto filosofico. Per comprenderlo a fondo sarebbe preferibile un minimo di conoscenza riguardo al momento storico in cui la vicenda si svolge: la Praga degli anni Settanta, reduce da una Primavera sanguinosa, è co-protagonista a tutti gli effetti.
Oltre a tutto ciò, un elemento insindacabile emerge durante la lettura: l'amore disperato, assoluto, quasi metafisico per i libri… perché, alla fine dei conti, sono loro l’elemento portante della trama, il fulcro attorno cui ruota questa curiosa quanto incredibile storia di distorta ed estraniante umanità.


Consigliato a: coloro che vogliono fare la conoscenza di uno dei più grandi narratori Cechi, attraverso un romanzo spiazzante e bellissimo, che è sicuramente tra le sue opere migliori.


Voto: 8/10

mercoledì 6 dicembre 2017

Book Haul Novembre 2017 - Mely

Buongiorno Lettori!
Oggi vi mostro le sostanziose entrate di novembre, per le quali sono super-felicemente-soddisfattissima.
Innanzitutto vi anticipo che molto è per colpa di occasioni presentatesi MOLTO CASUALMENTE nel posto giusto al momento giusto, altrimenti avrei preso pochissimo... (fate almeno finta di crederci, dai!)

Se mi conoscete bene e avete presente le uscite del mese, potrete anche immaginare cosa io mi sia comprata...
Ma passiamo alla parte succulenta del post 😋


LIBRI COMPRATI

Diario di un Minecraft Zombie 5
Ebbene sì, è uscita un'altra avventura del nostro povero Zack!
Logicamente non potevo lasciarmela scappare, ma ho scoperto che ci saranno altri volumi (almeno 4!) e non so se essere felice o disperata: questa serie mi piace, è divertente e ogni libro si legge in poco tempo, però a lungo andare rischia di diventare noiosa perché l'andamento delle varie avventure è abbastanza prevedibile. Lo so che sto parlando di un libro per bambini, ma penso che anche un bambino possa stufarsi, dopo tante storie molto simili...
Gemina
Avendo amato Illuminae non potevo non prendere il seguito.
Questa volta i punti di vista della narrazione saranno totalmente diversi, il che incuriosisce molto perché... chissà come si collegherà al libro precedente e come tutto finirà nel terzo volume?!
Buona vita a tutti
Se zia Jo pubblica un libro, io devo CORRERE a prenderlo. Per forza.
In questo caso si tratta di un discorso che aveva sostenuto per i laureandi dell'Università di Harvard qualche anno fa. I temi trattati sono l'importanza del fallimento e dell'immaginazione e il testo è accompagnato da illustrazioni.
Insomma: un piccolo gioiellino!
Sei biblioteche
L'autore mi aveva già incuriosita con un altro suo testo ("L'ultimo libro", se non ricordo male) ma non mi sono mai convinta ad acquistarlo.
Poi mi hanno consigliato questa raccolta di racconti a tema libresco, di cui avevo sentito parlare molto bene da diverse persone, quindi alla fine ho deciso di provare e l'ho comprato.

LIBRI AVUTI IN REGALO

Lettere da Babbo Natale
Ormai questo libretto è praticamente spammato ovunque, però sì: l'ho comprato anche io. O meglio, me l'ha preso Gio sfruttando il buono Hoepli che aveva vinto questa primavera a Tempo di Libri.
Siccome non avevo libri a tema natalizio, ho pensato che poteva essere carino leggere questa raccolta di lettere, scritte ed illustrate da Tolkien per i suoi figli, in cui Babbo Natale ci racconta le sue (dis)avventure con il suo amico Orso Polare... L'idea era di affrontarne magari una al giorno, come una sorta di calendario dell'Avvento... (spoiler: il piano è andato all'aria, come scoprirete prossimamente nelle letture del mese).
Cromorama
Se ho ben capito, si tratta di un saggio che spiega che tipo di effetti fanno i colori sulla mente umana, a quali collegamenti ci rimandano e cose di questo tipo.
Avendo ultimamente affrontato il tema del colore nelle pubblicità e nei marchi delle aziende, mi sembrava interessante approfondire il discorso con questo libro.
(Questo è il motivo per cui l'ho inserito nella lista desideri)
Poi l'ho trovato in una sorta di chioschetto in lo vendevano al 30% di sconto.
(E questo è il motivo per cui me lo sono fatta regalare subito appena l'ho visto da lontano)
Vite segrete dei grandi scrittori +Vite segrete dei grandi scrittori italiani
Ho deciso di mettere insieme questi due titoli perché fondamentalmente sono la stessa cosa: testi in cui vengono presentate in modo particolare le vite dei grandi scrittori (italiani e non) e qualche curiosità su di loro.
Li avevo entrambi nella lista desideri da quando sono usciti, qualche anno fa, ma non mi decidevo mai a prenderli. Poi uno dei due è diventato difficile da trovare e mi stava passando la voglia, ma per caso mi sono trovata al Libraccio e lui era lì che mi fissava, così ho pensato "eh no, tu vieni a casa con me, punto"... però è successo che mi sono girata e ho trovato quello degli italiani al 50% nella sezione degli usati e capirete anche voi che non potevo ASSOLUTAMENTE lasciarlo là! Quindi: occhi dolci al consorte, tre secondi per esporgli il convincentissimo motivo per cui dovevo per forza averli e i due libri sono subito diventati miei. 😁

- Graphic Novel -
Il curioso caso di Benjamin Button
Questo era un fuori programma, in effetti.
Però non avevo mai letto il racconto e nemmeno mai visto il film, così... complici degli sconti assurdi e un paio di validissime ragioni per acquistarla subito... questa bellissima graphic novel è diventata mia nel giro di qualche click.

Bene...
Anche per oggi la carrellata è finita, quindi fatemi sapere cosa ne pensate e tutto quanto...
Nel frattempo vi rimando al prossimo post.
Ciao a tutti!
M.

lunedì 4 dicembre 2017

L'angolo di Gio: Fuori tempo massimo, Carlos Zanón


Fuori tempo massimo, Carlos Zanón

"Finalmente in Italia il nuovo noir spagnolo" è l'indicazione di Massimo Carlotto, sulla copertina del libro. Sinceramente, spero che il noir iberico non sia tutto qui: Fuori tempo massimo non mantiene per niente le promesse. 

Si narrano le vicende di Epi e Alex, due fratelli reduci da un’infanzia problematica. Mentre Alex inghiotte antidepressivi come se fossero caramelle, Epi si droga e trascorre notti selvagge insieme all'amico di origine araba Tanveer Hussein, massacratore seriale di prostitute, con cui ha uno stranissimo rapporto di amore-odio: pur subendone l’influsso, lo detesta profondamente perché gli ha rubato la fidanzata di origine peruviana. Un bel giorno, all'interno di un bar, Epi uccide il compagno spaccandogli il cranio a martellate. Com'è facile prevedere, da quel momento in avanti le cose precipiteranno…

La scelta di raccontare la storia di due fratelli decisamente borderline – novelli Caino e Abele – è sicuramente un motivo di interesse; purtroppo lo sviluppo della trama non è adeguato alle premesse iniziali. La scrittura abbastanza farraginosa (sarà un concorso di colpa col traduttore?) non aiuta per niente e, ad un certo punto, viene da chiedersi dove voglia andare a parare il buon Zanon… Ne esce un distillato ben poco credibile, in cui il pericoloso mix “infanzie disturbate/quartiere malfamato” produce personaggi per niente verosimili e assolutamente banali per quanto riguarda la psicologia. 
L’antitesi “redenzione e perdizione”, trattata migliaia di volte dalla letteratura contemporanea, viene raccontata con tonalità esagerate, per non dire esagitate. Lo sviluppo del rapporto conflittuale tra i due fratelli, dopo una manciata di pagine, fornisce una sensazione di ripetitività e di scarsezza di idee che lascia il lettore perplesso. 
Alla resa dei conti, possiamo sostenere che si tratta di un romanzo che non aggiunge alcunché di nuovo al consolidato terreno della letteratura di genere. Unico elemento memorabile: la descrizione di una Barcellona dura e senza speranze, circondata da quartieri malfamati dove lo spaccio e la violenza sono all'ordine del giorno. Ma per fare un buon noir... è davvero troppo poco!


(S)Consigliato a: coloro che vogliono cimentarsi con un noir metropolitano decisamente sopra le righe, ambientato in una città dipinta a tinte fosche, con protagonisti che incarnano fino in fondo gli stereotipi della narrativa pulp.


Voto: 4/10


venerdì 1 dicembre 2017

L'angolo di Gio: La famiglia Moskat, Isaac Bashevis Singer




La famiglia Moskat, Isaac Bashevis Singer

Devo confessare che l'inizio non è stato facile: la prima parte del libro, in cui facciamo la conoscenza dei personaggi, mi è risultata un po' ostica ed ho rimpianto le opere del fratello Israel Joshua (La famiglia Karnowski e I fratelli Ashkenazi, soprattutto). Proseguendo nella lettura, comunque, mi sono addentrato in questa narrazione fluviale e ho finito con l'appassionarmi ad una storia che rappresenta il grande affresco di un popolo e di un'epoca, opera di un eccellente scrittore.

Seguiamo le vicende della famiglia Moskat attraverso il periodo compreso tra l'inizio del Novecento e la seconda Guerra Mondiale, poco prima dell'hitleriana soluzione finale. La vera protagonista del libro è però la società ebraica polacca con la sua cultura densa ed articolata. L'ascesa e decadenza di questa grande e numerosa famiglia rappresenta l'archetipo della storia di un popolo e della sua cultura, in cui hanno un enorme peso le ataviche tradizioni ed i formalismi: elementi che, col tempo, verranno completamente sconvolti dall'inesorabile spinta della modernità.

I personaggi (per seguire i quali consiglio di tenere sotto mano l'albero genealogico riportato ad inizio libro) si trovano combattuti tra la certezza del loro essere assolutamente ebrei e le incognite di un'epoca che assume le forme pericolose di un'omologazione culturale con i gentili.

Nonostante le mie preferenze letterarie siano tutte per il menzionato fratello minore, Isaac Bashevis Singer merita un posto nell'olimpo dei grandi narratori del Novecento. La famiglia Moskat è un romanzo da leggere assolutamente: opera di enorme spessore - storico, culturale e narrativo - può essere accostata sia alle grandi saghe degli scrittori russi sia ad altri capolavori come I Buddenbrook e Cent'anni di solitudine.
Probabilmente, nelle 600 pagine del racconto si percepisce la mancanza di pathos e proprio per questo si fatica ad affezionarsi ai personaggi. Malgrado ciò, mi sento di dire che si tratta di un libro necessario, che racconta una storia capace di assumere una valenza universale. La vita e la morte, l'amore e l'amicizia, la morale pubblica e quella privata emergono prepotentemente tra le pagine di un romanzo capace, come pochi altri, di restituire l'immagine di un popolo unico, ritratto in un periodo storico fitto di importanti cambiamenti.


Consigliato a: coloro che amano le grandi saghe famigliari e a tutti quelli che vogliono fare la conoscenza di uno dei più grandi narratori del Novecento nonché Premio Nobel per la Letteratura.


Voto: 7/10