giovedì 8 marzo 2018

Le Signore in Giallo - Prima parte: Italia

Quando alcune settimane fa pubblicai l’articolo sui 10 autori che avevano fatto la storia del giallo italiano, diversi lettori commentarono: “Ma come? Neanche una donna?” Un’obiezione curiosa, un po’ provocatoria… ma tutto sommato ineccepibile.
La mia scelta, però, non era di certo dettata da una sorta di maschilismo latente ma da una pura e semplice constatazione: la difficoltà - più marcata che in altre nazioni - per le autrici italiane di emergere in un genere che è stato storicamente consacrato alla supremazia maschile. Purtroppo, come insegna la storia recente, l’Italia è sempre rimasta parecchi passi indietro nel riconoscimento del reale valore delle donne: un segno di evidente arretratezza culturale per un paese che dovrebbe essere una democrazia occidentale compiuta. 
Nonostante tutto, una letteratura gialla al femminile esiste anche da noi: come una sorta di fiume sotterraneo ha continuato a scorrere inesauribile, presentando scrittrici di talento capaci di catturare l’attenzione del pubblico e della critica. Probabilmente, al giallo italiano in gonnella è mancato un personaggio simbolo, che sarebbe risultato fondamentale per donare visibilità all'intero movimento: una Gimenez-Bartlett, una Vargas o una Lackberg, tanto per citare alcune delle scrittrici europee che vanno per la maggiore.
Sembra però che qualcosa si stia muovendo anche in questa direzione: negli ultimi anni, in particolare, le donne della crime story nostrana hanno conteso ai loro colleghi maschietti i più importanti riconoscimenti, tra cui lo Scerbanenco ed il Tedeschi.

Dopo questa breve ma imprescindibile analisi introduttiva, è giunto il momento di spostare l’attenzione sulle nostre Signore in Giallo. 
Non è stato per niente facile selezionare dieci personalità in grado di rappresentare l’essenza della crime-fiction all'interno del nostro paese: le scrittrici di genere venute alla ribalta nel corso degli ultimi anni sono numerosissime e dotate di un talento cristallino. Ho dato la prevalenza a coloro che - a mio personalissimo parere - hanno saputo elevarsi da un’aurea mediocritas donando sostanza e qualità ad un genere ritenuto troppo precipitosamente di seconda categoria. 

Prima di tutto, vorrei spendere qualche parola per quella che, probabilmente, è stata una sorta di mamma per tutte le narratrici contemporanee: la grande Laura Grimaldi, scomparsa alcuni anni fa. Eccellente critica e traduttrice, ha lasciato un segno evidente nella cultura degli anni sessanta/settanta, contribuendo allo sdoganamento della letteratura poliziesca: non solamente grazie ai suoi romanzi ma anche - e soprattutto - attraverso il suo straordinario fiuto che ha contribuito a far conoscere al pubblico italiano autentici fuoriclasse del calibro di Dashiell Hammett. 
Ma non mi dilungo oltre… Ora tocca alle 10 scrittrici parlare al posto mio.


1) Danila Comastri Montanari (1948): Unica donna a far parte del Gruppo 13 - il team di autori bolognesi che si costituì a Bologna intorno a Loriano Macchiavelli - è una delle più apprezzate autrici del cosiddetto Giallo storico. Questo genere le ha consentito di conciliare i due suoi principali interessi: lo studio delle civiltà antiche e la passione per gli intrecci mistery. I suoi romanzi, incentrati sulla figura di Publio Aurelio Stazio, senatore della Roma antica (I° secolo d.C.), sono ormai arrivati al diciottesimo capitolo e continuano a riscuotere successo presso un fedele pubblico di lettori affezionati. 

2) Ben Pastor (1950): Romana di origine (il suo vero nome è Maria Verbena Volpi) ma ormai naturalizzata statunitense, è un’altra esponente di spicco del giallo storico. Il suo personaggio più riuscito è quello di Martin Von Bora, capitano dell’esercito tedesco in un’Europa che sta scivolando nel secondo conflitto mondiale. La sua verve narrativa è profondamente influenzata dal postmodernismo, in cui le regole del mistery classico si fondono alla perfezione con quelle del romanzo storico e del racconto di introspezione psicologica.

3) Elda Lanza (1924): È stata la prima presentatrice della neonata televisione italiana nel lontano 1952. Esperta di galateo e di storia del costume, con alle spalle un’intensa attività di giornalista, ha debuttato come giallista nel 2012 con il romanzo Niente lacrime per la signorina Olga. In questo libro fa la comparsa l’avvocato/detective napoletano Max Gilardi, che tornerà nelle successive avventure. È stata spesso paragonata ad Andrea Camilleri, non solo per la veneranda età ma anche per l’umanità che riesce a raccontare attraverso le trame gialle.


4) Grazia Verasani (1964): Cantautrice e scrittrice, è un’esponente del Giallo sociale: quel ramo della letteratura di genere che utilizza la struttura del mistery per raccontare la società. È diventata celebre nel 2004 grazie a Quo vadis baby, da cui Gabriele Salvatores decise di trarre l’omonimo film interpretato da Angela Baraldi. La protagonista dei suoi libri è l’investigatrice privata Giorgia Cantini, che nelle sue indagini affronterà temi importanti come ad esempio l’omofobia e la violenza sulle donne.

5) Margherita Oggero (1940): Ex insegnante, è riuscita a trasfondere la sua profonda conoscenza del mondo scolastico nei gialli imperniati sulla professoressa investigatrice Camilla Baudino. La serie, che ha avuto inizio con La collega tatuata (2002), è stata oggetto di una fiction tv di successo con Veronica Pivetti (Provaci ancora prof!) La scrittrice, all'interno delle sue opere, ha coniugato la trama poliziesca con un’attenta analisi della scuola, intesa sia come contenitore di tensioni emotive sia come guida per i giovani. 

6) Paola Barbato (1971): Fumettista di talento, da anni fa parte dello staff degli sceneggiatori di Dylan Dog: proprio dalla sua fantasia sono nate alcune delle storie più importanti per lo sviluppo del celebre "indagatore dell’incubo". La carriera di scrittrice, ad oggi, è stata piuttosto limitata: si contano appena tre romanzi al suo attivo. Il loro impatto nella letteratura thriller italiana risulta comunque innegabile: Mani nude, la sua seconda fatica letteraria, ha vinto l'edizione 2008 del più ambito premio del mondo del giallo di casa nostra, lo Scerbanenco.

7) Claudia Salvatori (1954): Già sceneggiatrice di fumetti (Nick Raider e Julia per la Bonelli), si è dimostrata sin dagli esordi una scrittrice piuttosto eclettica, in grado di spaziare agevolmente tra le diverse anime del genere: dal thriller al giallo al noir. I suoi titoli sono stati pubblicati all'interno di collane storiche come Il Giallo Mondadori e Segretissimo. Molto apprezzata dalla critica, ha vinto i due principali premi riservati al giallo italiano: il Tedeschi (1985) con Più tardi da Amelia e lo Scerbanenco con Sublime anima di donna (2001).


8) Elisabetta Bucciarelli (1967): Sceneggiatrice e giornalista, collabora con diverse testate occupandosi di attualità, cinema, psicologia ed arte. I suoi romanzi, lodati dalla critica per l'originalità della scrittura e l'indagine psicologica, arrivano ad esplorare in profondità le sfaccettature del dolore con rispetto e pudore, facendo leva su un uso del linguaggio attento, meticoloso e calibrato. Con Ti voglio credere – probabilmente la sua opera più riuscita - ha vinto il premio Scerbanenco nel 2010.

9) Annamaria Fassio (1941): Allieva del maestro della crime story statunitense Ed McBain, ha vinto con Tesi di laurea (1999) il rinomato Premio Tedeschi per il miglior giallo di ambientazione italiana. In questo romanzo fa la sua comparsa ufficiale la coppia di poliziotti composta da Erica Franzoni e Antonio Maffina, che tornerà nelle successive opere dell'autrice. Le trame, efficaci e ben congegnate, propongono spesso situazioni e vicende che sono strettamente correlate alla realtà della nostra epoca.

10) Maria Masella (1948): Dopo anni di insegnamento al liceo scientifico ha iniziato la carriera di scrittrice pubblicando alcuni racconti di spionaggio nella collana Segretissimo, edita da Mondadori. Si è fatta conoscere soprattutto con la serie di gialli dedicata al Commissario Mariani, un poliziotto che vive ogni caso come un fatto personale. Il buon riscontro di pubblico ottenuto dal personaggio ha portato alla vendita dei diritti per la realizzazione di una fiction TV. 

Dopo questa rapida carrellata, non credo ci sia molto altro da aggiungere. 
Le autrici dello stivale si sono cimentate in ogni branca del giallo nostrano: da quello di matrice storica a quello di respiro sociale, dal thriller psicologico al noir metropolitano. Non hanno mai cercato di “scimmiottare” i colleghi maschi, ma hanno costantemente provato ad uscire dagli schemi per evidenziare fino in fondo la loro peculiarità. In diverse situazioni hanno arricchito il genere con una sensibilità differente, mostrando attenzione a problematiche che, in epoche precedenti, erano lasciate a languire nel dimenticatoio.
Negli ultimi anni, nuove narratrici di talento si sono affacciate sulla scena del giallo nostrano: citiamo a titolo di esempio la ormai celebre Alessia Gazzola, Barbara Baraldi e Ilaria Tuti. Anche se al momento sembra che nessuna di loro sia in grado di raggiungere la fama inarrestabile di un Camilleri o di un Manzini, lasciamo tempo al tempo...
Prima o poi, qualcosa accadrà. 

Gio*

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